IL GRANDE SILENZIO

mare e onde

Uno dei primi posti in cui si erano sviluppati era in Cina, e più tardi le terre che circondano il mar Mediterraneo. All’inizio nessuno avrebbe pensato che la loro espansione fosse un fenomeno preoccupante, in fondo erano organismi come tanti altri, la cui presenza sulla terra poteva essere del tutto insignificante. Purtroppo sbagliavamo e avremmo pagato caro questo errore di valutazione.

Dalle prime regioni si diffusero presto, insediandosi in breve tempo in spazi sempre più ampi. Le colonie si allargarono a macchia d’olio e ne formarono altre, ancora più estese. Alcune divennero più grandi di quanto ci si potesse immaginare fino a invadere ogni lembo di terra disponibile. Solo le zone polari, coperte da ghiacci perenni, furono in parte risparmiate.

La letalità di queste nuove forme di vita si rivelò ben presto in tutta la sua devastante potenza; se ti prendevano di mira e ti colpivano, eri morto, o nella migliore delle ipotesi l’attacco con armi sempre più potenti, ti devastava il corpo irrimediabilmente abbandonandoti a una morte lenta e inesorabile. Intere famiglie, intere popolazioni furono così spazzate via, nel giro di pochissimi anni.

Tanto che a un certo punto eravamo così pochi che non valeva più la pena darci la caccia: loro divennero meno aggressivi, le vittime calarono drasicamente e gli attacchi mortali si limitarono ad alcune ben precise regioni: Giappone, Norvegia, Islanda, Isole Faroer. Negli altri posti, perlopiù ci ignoravano.

Non per questo la loro presenza non ha effetti: in ogni posto in cui vivono formano rapidamente delle “concrezioni” dure, molto estese, a volte anche molto alte, che impediscono alla vegetazione di crescere e di conseguenza a molti animali di avere un posto in cui vivere. Loro ci si riparano, e non sentono il freddo, il caldo, il vento, la pioggia. Un altro effetto di questi insediamenti è la massiccia produzione di gas e di calore.

Si pensava che gli umani fossero forme di vita esclusivamente terrestri, e questo aveva dato un falso senso di sicurezza a noi mammiferi marini. Ma la loro presenza in mare divenne costante, e qui si aggiunse un altro effetto: un rumore assordante. Delle strutture galleggianti, veloci e turbolente, sempre più grandi, riempivano ogni mare e ogni oceano. Spesso, si lasciavano dietro qualcosa di pericolosissimo: delle reti che imprigionano e soffocano qualunque animale vi ci finisca dentro, non solo balene e delfini ma anche tartarughe, pesci e uccelli marini. Dalla costa invece giungeva fino a noi una incredibile quantità di oggetti, di ogni forma e colore, che si spezzettano ma non si disintegrano mai. Loro la chiamano “plastica”.

Poi un giorno, improvvisamente, scese il silenzio. Le scatole galleggianti si fermarono, gli insediamenti smisero di produrre buona parte del loro calore e rumore. Noi cetacei tornammo a sentire le nostre voci e potevamo di nuovo comunicare da una parte all’altra dei mari; non c’era più il rischio di essere investiti quando tornavamo in superficie a respirare. I delfini tornarono ad andare a mangiare i cefali vicino alle coste, qualche balenottera si arrischiò fino nei porti, dove le scatole galleggianti dondolavano appena, saldamente legate alla riva.

Prima si era fermata proprio quella Cina da dove,  millenni fa, era partita la “civiltà” umana, poi toccò a una penisola a forma di stivale che si protende in un mare che – anche questo – loro chiamavano la “culla della civiltà”. Poi si fermò anche tutto il resto.

Gli umani che avevano invaso il pianeta, erano stati a loro volta colpiti da un potente virus. M.J.

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